È stato pubblicato, per i tipi delle Edizioni Scientifiche Italiane, l'interessante volume "Segreto di Stato", diciassettesimo contributo di una collana, denominata "La Crisalide", specificamente dedicata a studi filosofici di critica civile.
I temi della pregevole iniziativa editoriale non trascurano, tuttavia, come conferma la pubblicazione che qui si presenta, argomenti giuridici di rilevante attualità ed interesse.
L'autore, Ugo ROSSI MERIGHI, Consigliere Capo Servizio della Camera dei Deputati, ha maturato importanti esperienze, in ambito universitario, nelle discipline giuridiche pubblicistiche.
E proprio tale settore dell'ordinamento costituisce indubbiamente il punto di partenza obbligato per qualsivoglia riflessione su un tema delicato come il segreto di Stato, che non può non muovere da prodromici approfondimenti sulla definizione costituzionale del diritto di segretazione quale deroga e limite al principio generale di pubblicità degli atti.
Un accertamento fondamentale, destinato a restare sullo sfondo nell'analisi di un istituto che trova specifica definizione e regolamentazione nel campo del diritto penale sostanziale (artt. 262 e segg. c.p.) e nelle varie norme che regolano il processo (art. 204 c.p.p.).
Il tema trattato, com'è noto, riveste grande attualità, e la problematica di una revisione della disciplina giuridica del segreto è stata già oggetto di diverse iniziative parlamentari anche nel corso della corrente dodicesima legislatura.
Le linee fondamentali che sembrano aver mosso le iniziative riformatrici pongono al centro il problema di una separazione della disciplina normativa sul segreto da quella sui Servizi di informazione e sicurezza, che correttamente dovrebbero trovare solo occasionali punti di contatto, nonché di una "temporizzazione" dell'istituto, in linea con quanto già previsto nei più avanzati ordinamenti stranieri e con la più corretta interpretazione dell'istituto alla luce dei principi costituzionali.
Tali considerazioni si innestano in un quadro che vede la tutela del segreto di Stato, com'è noto, non completa sotto il profilo normativo, in quanto la legge 24 ottobre 1977 n. 801 (art. 18), ha demandato ad una successiva regolamentazione organica gli aspetti concernenti l'intera materia, che tuttavia non ha mai visto la luce.
L'Autore propone dunque una compiuta riflessione sul tema, che ben si colloca nel dibattito in corso, investendo anche una nuova definizione ed un nuovo ruolo dell'attività informativa per la sicurezza dello Stato. L'esame dei profili pubblicistici evidenzia come la ratio della legge risponda alla storica contrapposizione autorità-libertà, intesa l'una come tutela del segreto e l'altra come necessità di pubblicità e trasparenza dell'attività politica e amministrativa.
L'analisi degli sviluppi di tale dialettica, dal punto di vista storico e fattuale, porta a concludere che la nozione e dunque l'istituto del segreto non sono incompatibili con un ordinamento democratico, che anzi trova una delle sue fondamentali connotazioni proprio nel pubblico riconoscimento, e nella relativa regolamentazione, di taluni segreti meritevoli di tutela.
L'Autore rileva inoltre che il segreto di Stato, così come previsto dall'art. 12 della legge n. 801/77, sottintende più una valutazione soggettiva che oggettiva, elemento quest'ultimo che trova espresso riscontro solo nella deroga dei "fatti eversivi dell'ordine costituzionale" (per i quali, com'è noto, il segreto non può essere opposto), di cui è riferimento nell'ultimo comma dell'articolo in parola nonché nella norma dell'art. 204 del codice di procedura penale.
L'interesse del testo è in particolare rivolto alla difficoltà di determinare, nell'attuale contesto normativo, struttura e caratteristiche dell'atto di opposizione del segreto di Stato, attraverso un mirato esame della disciplina della motivazione imposta dalla legge. In tale ambito, l'Autore rileva come l'aspetto più insoddisfacente del quadro normativo vigente riguardi l'applicazione del segreto a materie, documenti e notizie di interesse militare.
Più in generale, l'opera costituisce un utile strumento di approfondimento ed un compendio relativo all'organizzazione ed all'attività dei Servizi di informazione e sicurezza, sia per quanto concerne le strutture che per quanto attiene alle risorse del personale e dei mezzi in termini esplicativi e talvolta in termini propositivi.
La carenza di uno "scudo protettivo" in favore del personale dei Servizi è in tal senso puntualmente evidenziata: il tema è apprezzabilmente segnalato e meriterebbe, eventualmente in altro contesto, una compiuta ed approfondita trattazione. Viene peraltro considerato come il problema di fondo dell'organizzazione dei Servizi consista nel rapporto reale e concreto tra gli Organismi di informazione e sicurezza e gli organi politici, che l'Autore tenta di definire anche alla luce di esperienze concrete del passato.
Un compiuto esame del sistema dei controlli, parlamentari e giurisdizionali, degli atti di segretazione, completa la pregevole trattazione del volume, che si conclude, in appendice, con alcune considerazioni di sintesi sulle iniziative parlamentari finalizzate ad una riforma organica dei Servizi.
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